Intorno a un enorme tavolo di quercia, otto divinità si interrogano sul proprio ruolo al cospetto di un’umanità sempre più incapace di approcciarsi con il loro mondo. Otto sono anche le storie narrate in questo libro: si parte da Yuki, una ragazza dal passato nebuloso e incapace di rilassarsi, passando per la sete di vendetta di Imogene, i turbamenti di Odelia – un’amish con dei dubbi esistenziali – e un incidente di percorso che costringe Bastian, un giovane ricco e viziato, a interrogarsi sull’importanza dei valori. Liza, una donna dalla vita quasi perfetta, si trova invece di fronte alla possibilità di esaudire il proprio desiderio più grande, mentre i problemi d’ansia stanno rendendo la vita di Luke un inferno. Infine, con Milo si esplorano i confini dell’universo e con le vicende di Sofia e Sergio facciamo un salto nella Milano degli anni Cinquanta.Cosa lega tutte queste vicende? I loro destini sono appesi a un filo, e solo credere in un miracolo potrà aiutarli.
Abbandonata, per questa occasione, la mia comfort zone Romance
ho voluto sperimentare la lettura di questi otto racconti racchiusi nel volume
La Tavola degi Otto di Raffaella Iannece Bonora pubblicato la scorso 25
Settembre dalla la casa editrice Scatole Parlanti. Prefazione a cura di Mariano Vitale.
Un esperimento, secondo il mio parere, da parte dell’autrice
un tantino troppo azzardato e che, per quel che mi riguarda, ha lasciato, nella
sottoscritta, qualche perpleassita’.
Ma Andiamo con ordine.
La prefazione, che l'autrice tiene a precisare non sua ma bensi' dello storico di religioni Mariano Vitale, di solito e’ una sorta di finestra che illustra
e propone cio’ che e’ l’origine del racconto o della storia che ci accingiamo a
leggere, aiuta il lettore ad approcciarsi alle vicende con vericita’ al fine di
garantire una comprensione piu’ approfondita della storia stessa. Ecco a me
questo, dopo aver letto la prefazione della Tavola degli Otto e’ mancato. Ho trovato
il tutto estremamente articolato e prolisso e ne ho mollato la lettura a meta’
per poi cercare di riprenderla a fine libro ma senza successo. Sicuramente e’
un mio limite non amare le cose troppo lunghe che distraggono da tutto il
resto, ma non ho trovato un vero e proprio nesso con la struttura e la varieta’
dei racconti, che nel loro insime mi hanno davvero coinvolta e appassinoto.
Otto storie di vita. Otto racconti che parlano di spaccati di
storia differenti. Otto personaggi che si lasceranno amare con I loro pregi, I
loro difetti, la loro testardagine, la loro diversita’, il loro stato
sociale. Ecco perche’, a mio avviso non
era necessario articolare discorsi troppo azzardati e che non tutti sono in
grado di approcciare alla stessa maniera. Inoltre anche la scelta di dividere I
racconti in due parti confonde parecchio spiazzando chi legge. E il
prologo non dovrebbe essere affatto redatto per spiegare e cercare di far compredere
il perche’ di determinate scelte. La Cultura celtica doveva essere, attraverso I racconti stessi, una
sorta di chiave simbolica che, per chi non e’ appassionato o cultore di questo
genere di cose e’ davvero difficile da comprendere e il voler spiegare alla
fine I collegamenti o gli aneddoti legati ad alcune simbologie specifiche ha
completamente falsato l’autenticita’ dei racconti.
In conclusione nel suo insieme non mi e’ dispiaciuto, ripeto ho
trovato le storie molto credibili, veritiere, scritte con semplicita’ e cura del linguaggio. Personalmente evrei evitato di imbattermi in tutto il resto. Ma questo e' solo il mio giudizio personale.
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